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James, William.

Psicologo e filosofo statunitense. Fratello dello scrittore Henry, condivise con lui l'educazione sia americana che europea. Laureatosi ad Harvard vi insegnò dal 1875, prima Psicologia e poi Filosofia, e fu tra i fondatori del primo laboratorio di psicologia sperimentale, anche se personalmente agì solo sul piano teorico. Il suo pensiero si mosse come critica del modello razionalistico e positivistico ottocentesco applicato alla realtà e al processo cognitivo, cercando di attingere le dimensioni pre-categoriali dell'uomo. J. rifiutava un'immagine monistica del reale in quanto solo una visione "pluralistica" poteva secondo lui rendere conto della varietà dei fenomeni: la realtà non è definibile assolutamente ma solo secondo ciò che ne vedono gli uomini guidati dalle proprie sensazioni. Perciò J. pose come punto centrale del processo gnoseologico l'uomo che, attraverso una serie di scelte psico-cognitive, esamina e seleziona alcuni aspetti del reale. Nell'approfondire il rapporto tra uomo e mondo J. gettò le basi del pragmatismo (V.), inteso come un metodo per determinare l'attendibilità delle nostre idee guardando alla loro capacità di adattarsi in modo soddisfacente alla realtà. La conoscenza non è dunque la scoperta di un oggetto dato, ma piuttosto un processo creativo che costituisce l'insieme di idee che permettono una soddisfacente relazione con le altre parti dell'esperienza. Per ciò che riguarda le idee che trascendono il campo dello sperimentabile, J. elaborò la teoria della "volontà di credere", il diritto dell'uomo, cioè, di avere credenze non connesse a prove o a dimostrazioni ma all'acquisizione di "vantaggi vitali" per la propria esistenza: "chiamiamo vero tutto ciò che si dimostra buono". Fra le numerose opere ricordiamo: Principi di psicologia, 1890; La volontà di credere, 1897; Varie forme dell'esperienza religiosa, 1902; Pragmatismo, 1907; Un universo pluralistico, 1909 (New York 1842 - Chocorua, New Hampshire 1910).