Psicologo e filosofo statunitense. Fratello dello scrittore Henry, condivise con
lui l'educazione sia americana che europea. Laureatosi ad Harvard vi
insegnò dal 1875, prima Psicologia e poi Filosofia, e fu tra i fondatori
del primo laboratorio di psicologia sperimentale, anche se personalmente
agì solo sul piano teorico. Il suo pensiero si mosse come critica del
modello razionalistico e positivistico ottocentesco applicato alla realtà
e al processo cognitivo, cercando di attingere le dimensioni pre-categoriali
dell'uomo.
J. rifiutava un'immagine monistica del reale in quanto solo
una visione "pluralistica" poteva secondo lui rendere conto della varietà
dei fenomeni: la realtà non è definibile assolutamente ma solo
secondo ciò che ne vedono gli uomini guidati dalle proprie sensazioni.
Perciò
J. pose come punto centrale del processo gnoseologico
l'uomo che, attraverso una serie di scelte psico-cognitive, esamina e seleziona
alcuni aspetti del reale. Nell'approfondire il rapporto tra uomo e mondo
J. gettò le basi del
pragmatismo
(V.), inteso come un metodo per determinare
l'attendibilità delle nostre idee guardando alla loro capacità di
adattarsi in modo soddisfacente alla realtà. La conoscenza non è
dunque la scoperta di un oggetto dato, ma piuttosto un processo creativo che
costituisce l'insieme di idee che permettono una soddisfacente relazione con le
altre parti dell'esperienza. Per ciò che riguarda le idee che trascendono
il campo dello sperimentabile,
J. elaborò la teoria della
"volontà di credere", il diritto dell'uomo, cioè, di avere
credenze non connesse a prove o a dimostrazioni ma all'acquisizione di "vantaggi
vitali" per la propria esistenza: "chiamiamo vero tutto ciò che si
dimostra buono". Fra le numerose opere ricordiamo:
Principi di
psicologia, 1890;
La volontà di credere, 1897;
Varie forme
dell'esperienza religiosa, 1902;
Pragmatismo, 1907;
Un universo
pluralistico, 1909 (New York 1842 - Chocorua, New Hampshire 1910).